L'arredamento cosiddetto "ecologico" e la moltitudine degli slogan GREEN!
Volete acquistare un mobile ecologico, una cameretta per bambini o un pavimento in legno senza vernici perchè avete a cuore la salute di vostro figlio? Volete fargli respirare meno sostanze inquinanti possibili? Volete contribuire a mantenere l'ambiente in cui viviamo il più possibile salubre?
Ecco allora una breve guida alla lettura critica delle informazioni che chiunque può trovare pubblicamente in rete, digitando ad esempio su Google parole quali "arredamento ecologico".
Di seguito trovate una prima analisi dei diversi link che compaiono con le diverse forme di comunicazione green. La nostra analisi tecnica ha l'obiettivo d'invogliare nel consumatore finale un sempre maggiore spirito critico, dal momento che questi spesso è involontariamente invogliato all'acquisto di un prodotto dalle sole belle parole o immagini accattivanti che lo accompagnano.
Un Mobilificio di Treviso punta ai "cultori del Feng Shui, agli appassionati di bioarchitettura, agli amanti della natura..." senza però specificare cosa significa bioarchiettura, amante della natura, ecc.
L'azienda aborra la produzione di mobili a livello industriale: "si utilizzano tecnologie e materiali inquinanti, realizzando così prodotti dannosi per la salute durante l'uso e difficili da smaltire quando sono in disuso. Inoltre il legno proviene in gran parte da deforestazioni selvagge (principali responsabili dei cambiamenti climatici del pianeta) e vengono impiegate nella lavorazione sostanze tossiche e nocive, soprattutto formaldeide, solventi e vernici contenenti piombo".
Viceversa l'azienda afferma di "utilizzare legname europeo o nord-americano ed alcuni legni certificati" senza per altro specificare che tipo di legno e quale certificato. FSC e/o PEFC e/o altri? E se fosse anche FSC, non basterebbe di certo la certificazione della sola foresta (FM: Forest Management), ma anche di tutte le lavorazioni intermedie (CoC: Chain of Custody): dalla segheria al produttore di semilavorati, fornitore dell'azienda.
L'azienda nel suo sito riporta: "nella costruzione del mobile privilegiamo gli incastri in modo da ridurre al minimo i collanti. Per le finiture superficiali usiamo gli impregnanti a base di oli di agrumi cere e pigmenti naturali".
Siamo d'accordo, ma chi garantisce che l'emissione di sostanze nocive sia inferiore nei mobili lavorati ad olio rispetto a quelli verniciati all'acqua? Laboratori di Prova riconosciuti nel settore legno-arredo, quali ad esempio Catas (www.catas.com), tempo fa aveva smentito la cosa nel corso di una sua ricerca.
L'azienda continua: "gli arredamenti ecologici che realizziamo non sono prodotti in serie, ma progettati su misura per arredare tutta la vostra casa, dalla cucina, alla camera da letto......." Chi garantisce che la produzione di mobili su misura sia più "ecologica" di quella in serie? Quali basi scientifiche vengono prese a modello per supportare tale tesi?
"I mobili che proponiamo sono frutto di un pensiero bioecologico, ma rispettano il gusto del mobile veneto tradizionale". Cosa vuol dire "pensiero bioecologico"? E ancora: cosa significa "mobile sano"?
"Oltre ai mobili ecologici veri e propri siamo in grado di fornire una vasta scelta di pavimenti e rivestimenti in legno, scale, travi per caminetti, ecc. il tutto nel rispetto del benessere dell'uomo e dell'ambiente". Sulla base di quali requisiti oggettivi l'azienda sostiene di produrre mobili nel rispetto del benessere dell'uomo e dell'ambiente? L'azienda non ci risulta essere in possesso di Certificazioni di Prodotto quali ad esempio GreenGuard, EPD, Ecolabel, Angelo Blu, ecc. o di Certificazioni di Processo quali ad esempio SA 8000 (Certificazione di Processo che garantisce "il rispetto del benessere del lavoratore") o ISO 14001 e/o EMAS (Certificazioni di Processo che garantiscono "il rispetto dell'ambiente" circostante al sito produttivo in cui avvengono determinate lavorazioni).
Un'azienda di Palermo, afferma di selezionare "prodotti di qualità, realizzati con materiali naturali, senza parti metalliche né colle, interamente ad incastro, facili da montare". Anche in questo caso non vengono citati riferimenti, requisiti, certificazioni e/o quant'altro possa essere di supporto oggettivo a tali concetti.
L'azienda continua nella presentazione: "Questi prodotti non creano campi elettromagnetici, e non rilasciano sostanze tossiche. Nel rispetto del lavoro selezioniamo esclusivamente produttori che non sfruttano minori e che fanno parte di circuiti etici". L'azienda è per caso certificata SA 8000? Non ci risulta. L'azienda dichiara di selezionare prodotti realizzati secondo tecniche bio e naturali da offrire a chi ha scelto uno stile di vita a misura d’uomo". Anche in questo caso non è dato sapere cosa vogliano dire "tecniche bio" o "stile di vita a misura d'uomo".
"La maggior parte dei processi produttivi tradizionali degli arredi fanno uso di sostanze chimiche dannose per la nostra salute, che continuano ad essere rilasciate nell’aria degli ambienti in cui viviamo; per questo motivo l'azienda propone una linea di arredo bio-naturale per la casa che, nel pieno rispetto della natura e dell’uomo, soddisfi i requisiti di qualità, ergonomia e design senza tralasciare l’aspetto economico". Ma quali sono questi requisiti?
Un'azienda produttrice di mobili di Bologna, dichiara nel proprio sito: "Siamo orgogliosi di annunciare che nel rispetto delle denuncie di Green Peace abbiamo eliminato l'utilizzo del legno di ramino dalla nostra produzione, sostituendolo con il legno di Faggio e Frassino, (vedi la Guida all'uso del legno di Green Peace) utilizzando fornitori di legno con certificazione FSC". Perfetto, bella notizia. Ma in pratica cosa succede? L'azienda in questione, che ci sembra capire essere solo un portale di e-commerce, utilizza per caso solo fornitori in possesso di una CoC FSC attiva?
Per avvalora la sua "filosofia green", l'azienda afferma: "Le virtù del legno sono ben note, e sono riconosciute fin dall’antichità: la bellezza delle venature, il senso di benessere e di calma che trasmette, la sensazione piacevole al tatto. Nonostante tutto, viene presentato come fosse un materiale delicato, fragile e spesso viene protetto con prodotti tossici e inquinanti, i quali annullano la sua forza vitale, separandoci dal suo caldo contatto".
Quali siano questi prodotti tossici e inquinanti non è dato saperlo. Soprattutto, anche in questo caso non c'è alcun riferimento a Certificazioni "green" internazionalmente riconosciute quali ad esempio GreenGuard, EPD, Ecolabel, ecc.
Un'azienda in provincia di Treviso può vantare, nel panorama dei siti web visitati finora, senza dubbio quello più bello e curato graficamente. E' pure dotato di musica e fotografie accattivanti. Peccato che anche in questo caso il lavoro di marketing non sia assolutamente finalizzato a valorizzare aspetti tecnici ed oggettivi dei prodotti proposti, ma si concentra più su parole vuote e generiche del tipo: "mobili Bio: natura e felicità", oppure: "i nostri mobili Bio vi accompagnano nel sentiero della vita", "le nostre camerette Bio rendono i vostri bambini sereni", "nessun taglio illegale, siamo rispettosi della natura e dell'ambiente".
L'azienda continua: "adoperiamo solo legno massiccio certificato, proveniente da coltivazioni controllate, in modo da garantire che le essenze usate non provengano da zone a rischio disboscamento, ma da foreste dove l’obiettivo è quello di mantenere l’equilibrio del sistema boschivo". "Per l’unione dei vari elementi adoperiamo colle prive di esalazioni". Anche in questo caso l'azienda ci risulta essere sprovvista di qualsiasi tipo di Certificazione. Ci dispiace dirlo, ma le sue sono quindi semplici parole al vento....
Un portale brianzolo del settore afferma che intende portare avanti un'iniziativa "finalizzata a creare un punto di riferimento sul web per tutti quanti hanno a cuore la tutela dell’ambiente, il risparmio energetico e la creazione di un’economia sostenibile". Molto bene, ma anche in questo caso non si dimostra cosa si vuole intendere con "materiali ecosostenibili e prodotti con tecnologie a basso impatto ambientale".
Il portale, cita come esempio di Certificazione, lo "Standard Mobile Ecologico dell'Istituto ICEA". Bene, un passo avanti rispetto ad altri portali, peccato però che questo protocollo, nonostante ICEA sia un Ente di Certificazione di tutto rispetto, non sia molto diffuso nella filiera dell'arredamento, nè tantomeno in ambito internazionale.
In altre parole, è uno dei tanti marchi dei molteplici Enti operanti sul mercato, concorrente ad esempio essere ai CQA (Catas QualityAward), le Certificazioni di Prodotto del laboratorio Catas o il marchio COSMOB dell'omonimo Istituto. Marchi questi, "fai da te", conosciuti (forse) tra gli addetti ai lavori ma non a livello di consumatore finale.
Vediamo comunque i requisiti presi a riferimento da questa Certificazione: "il materiale utilizzato nell’arredamento eco-friendly deve essere riciclabile al 100%. Non è ammesso l’impiego di alluminio. Possono essere utilizzati: legno, bamboo, rattan, lino, cotone, plastica riciclata, carta, acciaio. I mobili e accessori devono essere smontabili e i vari materiali separabili per favorire il riciclo".
Osservazione: ma cosa vuol dire riciclabile 100%? Per quale motivo non viene in considerazione anche il contenuto di riciclato, come fa ad esempio il protocollo americano LEED? "Nella lavorazione dei mobili non possono essere impiegate: colle, vernici e prodotti per le rifiniture contenenti sostanze tossiche. La lavorazione deve essere effettuata con tecnologie a basso impatto ambientale e/o con CO2 azzerato". Cosa vuol dire Co2 azzerato? Perchè non si prende a riferimento il Carbonfootprint come misura per la Co2? Oppure l'LCA?
"I mobili eco-friendly in legno devono avere il certificato FSC (Forestry Stewardship Council). Questa sigla garantisce che il prodotto acquistato è stato realizzato con materiale proveniente da piantagioni gestite secondo gli standard di Buona Gestione Forestale approvati dal FSC". Ok: ma anche in questo caso non è sufficiente che "solo" le piantagioni/foreste siano FSC FM: anche l'intera filiera dev'essere controllata (vedi i commenti precedenti).
"Altre certificazioni per il legno sono PEFSC e UFAM. Anche queste certificazioni assicurano che non è stato utilizzato legno proveniente da foreste con alto valore di conservazione. Dunque niente legno proveniente dalle foreste secolari, o da aree forestali in cui vi sono palesi violazioni dei diritti umani". Ok, requisiti questi che vanno bene.
"Il mobile in questione oltre al certificato FSC (oppure PEFSC e UFAM) deve seguire un certificato che garantisca il processo produttivo a impatto zero". Cosa vuole dire "impatto zero"? Qual'è la norma/protocollo per definire questo requisito?
"Assicurarsi che i mobili abbiano le seguenti certificazioni: Certificazione Etica SA 8000 Certificazione Ambientale UNI EN ISO 14001 : 2004. Per l’arredamento con certificato ICEA non servono altre certificazioni. Esso infatti raggruppa e garantisce l’insieme degli aspetti di ecososotenibilità". Con questa affermazione cade il palco: nei concetti di cui sopra si è voluto dare una valenza al prodotto (riciclo, FSC, UFAM, ecc.) e ora si parla di Certificazioni di Processo? Certificazioni queste, tra l'altro riconosciute in tutto il mondo, che dovrebbero essere sostituite dalla Certificazione ICEA? Che a questo punto non si capisce se sia di Prodotto e/o di Processo? Per la cronaca: non esiste al mondo una Certificazione che sia allo stesso tempo di Processo e di Prodotto.
Niente da fare: questa operazione, ci dispiace, non è credibile. Ciliegina sulla torta: "optate per prodotti a km zero, regionali, nazionali o almeno Made in Europe: l’impatto ambientale dei trasporti si alleggerisce e gli standard di qualità sono più alti rispetto all’arredamento di dubbie provenienze". Made in Europe? E cosa vuol dire? Già facciamo fatica a definire il "Made in Italy", figurarsi Made in Europe. Comunque sia, il problema rappresentato dal trasporto è preso in considerazione da protocolli ben più diffusi e riconosciuti di quello ICEA, tra i quali LCA e LEED.
Un'azienda di Milano afferma di produrre dal 1989 "collezioni artigianali di mobili, oggetti, lampade e tessuti, caratterizzate da uno stile informale e pratico". Anche in questo caso si parla di "uso di materie prime atossiche e a basso impatto ambientale" e "massima qualità dei materiali certificati a livello europeo".
Il problema è che queste "certificazioni di livello europeo" vengono sì citate, ma non sono legate al prodotto finito di quest'azienda ma ai materiali/semilavorati costituenti il prodotto Onfuton. Qualche esempio? Nel link "materie prime e certificazioni" risulta che: "il Tessuto di Cotone utilizzato ("100 % grezzo da coltivazioni organiche, con uso di fertilizzanti naturali. Non contiene sostanze chimiche o tossiche ma solo prodotti biodegradabili. Ideale per materassi con trapuntature ad alta tenuta") è Certificato GOTS/CONTROL UNION".
Il Cotone l'azienda dice essere certificato da I.M.O. Il lattice naturale da QUL, CONTROL UNION. Il waterwilly da Oeko-Tex Standard 100. Il cocco gommato certificato QUL, CONTROL UNION. Il legno massello proviene da "legni da coltivazione controllata europea" senza fare riferimento ad alcuna certificazione.
Il multistrato di faggio possiede la CLASSE E1 (classificazione europea per materiali per interni che contengono 0,01 ppm di formaldeide") ma questa classificazione non è certificazione di prodotto ma un semplice report test fornito dal fornitore di Onfuton.
Le colle si afferma essere certificate (sic) ISO 9001, quando in realtà sappiamo che la cosa è impossibile in quanto la ISO 9001 è una certificazione aziendale e non di prodotto.
Lo stesso dicasi con il Tatami: certificati (sic) ISO 9002.
Per quanto riguarda invece specificatamente i prodotti Onfuton, l'azienda afferma: "I nostri futon hanno ottenuto il riconoscimento “ecoprodotto” dalla Regione Lombardia per la qualità e le caratteristiche delle materie prime utilizzate". Ma cosa sia questo riconoscimento non è dato sapere. E comunque è certo che non abbia alcun valore internazionale.
Un portale di settore di Bologna afferma di erogare "progettazione e consulenza per costruzione e ristrutturazione green, con materiali naturali, arredamento su misura ecodesign, giardino e bio piscina naturale".
Anche in questo caso c'è un abbondare di terminologie quali "arredamento ecologico", in grado di "garantire alla propria famiglia, ai propri figli e a chi frequenta la vostra casa un ambiente sicuro e sano".
Viene sottolineato che i "materiali che vengono utilizzati per la realizzazione degli arredi spesso contengono sostanze volatili che contribuiscono a creare un inquinamento interno dell’aria degli ambienti in cui abitiamo". Per l'azienda "l'arredamento ecologico prevede l’impiego di legno naturale trattato ed incollato con sistemi privi di sostanze ureiche o fenoliche e con la totale assenza di formaldeide, sostanza particolarmente insidiosa, riconosciuta come cancerogena. Per non inquinare la vostra aria insomma, utilizziamo pannelli realizzati con varie essenze, come Abete Nordino o con il prezziosissimo e profumato Pino Cembro. L’eventuale placcaggio con essenze di legno o altri materiali è realizzato utilizzando solo incollaggi vinilici. Anche la verniciatura viene effettuata con oli ricavati interamente da sostanze naturali".
Purtroppo neppure in questo caso viene citata qualche Certificazione Ambientale di Prodotto ottenuta da questa azienda a garanzia del consumatore finale.
Si parla di un "progetto volto ad un complessivo risparmio dei materiali in eccesso, un'attenzione all’utilizzo e al recupero dei flussi d’acqua, alle scelte dei materiali, in una totale eco-sostenibilità", senza mai fare riferimento ad uno solo dei protocolli per l'edilizia sostenibile che si stanno sempre più diffondendo sul mercato quali ad esempio: LEED, Casaclima, GBG Home, Breem, Itaca, ecc.
Un'azienda produttrice di cucine di Scorzè (VE) dichiara che "l’attenzione ed il rispetto dell’ambiente sono da sempre stati alcuni dei nostri valori più importanti, a partire dalla fondazione dell’azienda". Così continua: "nel produrre le nostre cucine abbiamo sempre dato importanza alla scelta dei materiali, all’impatto ambientale, ai consumi energetici e allo smaltimento dei rifiuti". A supporto di tali dichiarazioni l'azienda però non allega alcuna garanzia di parte terza, ovverosia nessuna Certificazione di Prodotto internazionalmente riconosciuta. A parte infatti la ISO 9001 e (immaginiamo) qualche report test effettuato presso Laboratori Accreditati (es. Catas, Cosmob, ecc.), l'azienda non documenta altro. Nonostante questo, l'azienda così continua: progettiamo e produciamo "cucine ergonomiche e funzionali" (non è dato sapere cosa intendano con questi termini), con accessori costruiti "nel rispetto dell’ambiente e della tutela della salute" (l'azienda non dimostra perchè lo siano). Per avvalorare la filosofia green, l'azienda afferma di essere "fra le prime aziende ad aver aderito al consorzio italiano del pannello ecologico, costruito con materiale riciclato al 100% e utilizziamo pannelli truciolari a bassissima emissione di formaldeide, esclusivamente in classe e1 e controllo dei limiti di emissione attraverso prove di laboratorio". Nonostante l'utilità di far parte di un Consorzio quale il "Pannello Ecologico", il problema è che, con tutto rispetto per questa sorta di Certificazione di Prodotto (in base a quali riferimenti normatici è stata redatta? chi la rilascia? chi fa i controlli?), essa non ha alcun valore internazionale. Un po' come il marchio "Vero Legno", label associativo nato in contrapposizione ai produttori di pannelli da parte dei "tranciatori". Niente a che vedere quindi con marcature quali EPD od Ecolabel. L'azienda poi continua nell'affermare di essere conforme al "regolamento Reach che introduce un sistema integrato per la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche". Benissimo: tale Regolamento però è un obbligo di legge; come la marcatura CE non eleva quindi un'azienda rispetto ad un'altra. Sul fronte energetico, poi, l'azienda afferma di avere "innovativi impianti fotovoltaici da 600 kwh permettono di sfruttare energie rinnovabili ad impatto ambientale zero, che rispettano le preziose risorse del territorio e la salute dei suoi abitanti". Benissimo, ma ciò non riguarda i manufatti fabbricati dall'azienda. In altre parole, ci potrebbe essere il paradosso di un'azienda utilizzatrice di "energia pulita" ma fabbricante di prodotti dannosi per l'ambiente in quanto ad esempio il legno con cui sono costituiti non è certificato FSC. Da qui l'importanza delle Certificazioni di Prodotto.
Un'azienda di Torino, nata a Torino nel 2005, ha come mission "l'idea di fornire la vendita online di arredamento per la casa naturale ed ecologico. L'obiettivo è quello di offrire mobili e prodotti per l'arredamento avvalorati da alcuni requisiti: - essere naturali, ecologici e rispettosi della tutela ambientale (es.: le reti ortopediche costruite con legni di piantagioni sottoposte a vincolo di riforestazione); - essere prodotti di arredamento esclusivamente italiani; - essere manufatti di aziende dotate di certificazione di produzione; - possedere qualità garantita (min. 2, max. 10 anni)". L'azienda poi continua: "La nostra ditta è formata da giovani dinamici, guidati da una regola fondamentale: il cliente deve essere seguito, supportato e consigliato prima e dopo l'acquisto, assumendoci ogni responsabilità su ciò che vendiamo, a prescindere anche da eventuali inconvenienti di cui potremmo rifiutare la paternità. Abbiamo venduto veramente molti mobili e prodotti d'arredamento e questa filosofia non ci ha mai deluso, per cui serietà e assistenza sono diventate le nostre parole d'ordine". Mettendoci dalla parte di un potenziale acquirente alcune domande però sorgono spontanee: l'azienda come garantisce che i prodotti siano "naturali, ecologici e rispettosi dell'ambiente". Essi sono per caso certificati? E se si, sulla base di quali requisiti? In merito ai "prodotti esclusivamente italiani", il portale come fa a garantire la loro "italianità"? Per quanto riguarda infine la "certificazione di produzione", che cosa vuol dire? E così via...
Un'azienda di Reggio Emilia, afferma: "arredare naturale: una filosofia. Sarebbe troppo semplicistico infatti definire un arredamento ecologico solo perché vengono utilizzati determinati materiali per realizzarlo. Più propriamente e a completamento possiamo dire che un arredo naturale deve pagare un basso costo ambientale e allo stesso tempo contribuire al benessere complessivo di chi ne farà uso. Il binomio individuato, difesa dell'ambiente e benessere della nostra casa, trova la magica espressione nelle millenarie tradizioni orientali. Qui infatti troviamo i mobili essenziali: tutto viene realizzato rigorosamente in legno, l'utilizzo di viti e chiodi è limitato per quanto possibile e le vernici utilizzate hanno origine vegetale e minerale". Questo mix di concetti, che vanno dalla difesa dell'ambiente (sulla base di cosa?) alle tradizioni orientali (quali?), vengono avvalorati dal fatto che un mobile "green" dev'essere prodotto solo in legno (e se il legno è radioattivo? o proveniente da fonti illegali?) e con vernici vegetali (e se sono tossiche pure queste?). Con il proliferare di materiali utilizzati in questi ultimi anni dalle aziende del settore, è un'affermazione questa un po' azzardata....
Un portale di Milano promuove l' "arredamento ecologico in cartone". L'azienda afferma: "oggi piu' che mai si fa sentire la forte esigenza di realizzare prodotti a ridotto impatto ambientale"..... "Il cartone è senza dubbio uno dei materiali più ecologici in assoluto perchè completamente riciclabile, biodegradabile e realizzato con elementi ed additivi naturali". Va bene, ma anche in questo caso la domanda è sempre la stessa: se un prodotto non è riciclato ma è riciclabile al 100% non è detto che si possa definire "green". Per definirlo "gree" bisogna prendere in considerazioni altri aspetti quali ad esempio: la cellulosa costituente il cartone proviene da foreste gestite in maniera sostenibile? Il prodotto quanto emette in termini di VoC? Da quanti chilometri proviene la materia prima? Quanta energia è necessaria per la sua produzione? ecc.
Volendo concludere, con questo articolo abbiamo cercato di dimostrare che dietro alla parola magica "green" c'è tutto e il contrario di tutto. Per definire un arredo "green" bisogna considerare più parametri, quali ad esempio: l'emissione di VoC, il consumo energia per produrli/trasportarli, il contenuto di riciclato/riciclabile, la distanza di provenienza, ecc. Non esiste sul mercato un "bollino" che garantisce il consumatore su tutti questi aspetti. esistono marchi prestigiosi che magari attestano una caratteristica ma non l'altra e viceversa. Tra la moltitudine (vedi foto qui sotto)
di marcature green presenti sul mercato, non c'è però dubbio che ce ne sono alcune più complete di altre. Diffidate quindi di portali/siti web infarciti di autodichiarazioni e belle parole, non suffragate da evidenze oggettive quali solo le Certificazioni Ambientali di Prodotto di Terza Parte rilasciate da Organismi di Controllo accreditati sulla base di requisiti internazionalmente riconosciuti. Unico strumento questo in grado di attestare se un prodotto è o meno "green".
© Riproduzione riservata
Alessandro Copelli dopo un'esperienza commerciale ultradecennale con Organismi di Controllo prestigiosi quali CATAS,CSI e DEKRA, nel 2009 fonda QualityNet srl, societa' di servizi nata nel 2009 a Mestrino (PD) per offrire in primis consulenza specialistica ad aziende orientate all'export, per aiutarle ad ottenere compliances di processo e/o prodotto richieste dai mercati internazionali. Lo staff, composto da 21 tecnici professionisti, ha gia' accompagnato oltre 400 aziende in percorsi di certificazione, dal settore edile a quello agroalimentare.