Esempi di Greenwashing al Made 2012

La redazione di GreenTop, affiancata dal team di esperti della QualityNet, società di Padova, specializzata nell'assistenza alle certificazioni GREEN, ha deciso anche quest'anno di far visita a molte aziende clienti che esponevano al Made expo di Milano (17-20 Ottobre 2012).

Dalla lista di cataloghi raccolti, siamo stati impressionati dalla grande quantità di "greenwashing" che "inebria" la comuncazione delle caratteristiche di un certo prodotto.

Per chi non lo sapesse, il termine greenwashing è "un neologismo indicante l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un'immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un'immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi" (fonte wikipedia).

Partiamo dalla rivista "FLA Magazine", edita da Federlegno (n.b. l'Associazione organizzatrice della manifestazione), che così intitola la copertina: "Made expo: sempre più green".

Subito sorge spontanea la domanda: ma cosa significa "green"? Citiamo quattro casi di aziende leader a livello internazionali, rappresentativi di altre decine.

Produttore di intonaci e malte
L'Azienda in questione indice un premio internazionale sull'Architettura Sostenibile in collaborazione con un'Università italiana. Nel bando si specifica che il premio "nasce dalla volontà di premiare e far conoscere ad un ampio pubblico architetture che sappiano rapportarsi in maniera equilibrata con l'ambiente, che siano pensate per le necessità dell'uomo e che siano capaci di soddisfare i bisogni delle nostre generazioni senza limitare, con il consumo indiscriminato di risorse e l'inquinamento prodotto, quelli delle generazioni future". Ma quali sono le necessità dell'uomo? E i bisogni delle nostre generazioni?

Il premio è quindi rivolto verso "...qualsiasi campo realizzativo che rivesta un significato concreto in termini di sostenibilità". Ma cosa vuol dire "significa concreto" e "sostenibilità"? Anche in questo caso di concreto c'è poco o nulla: si fa forse riferimento a qualche protocollo oggettivo, tipo il LEED® americano, il GBC Home® italiano, ARCA® o Casaclima®? Nulla di tutto ciò.

Produttore di case in legno
Sul Magazine della Federlegno citato sopra, un'Azienda produttrice di case in legno, nel presentare i suoi prodotti, afferma: "Il Sistema è ecocompatibile ed ecosostenibile, rispetta l'ambiente e pensa al futuro delle prossime generazioni". Anche in questo caso, senza nessun fattore oggettivo a supporto, è difficile intuire cosa l'Azienda intenda con termini quali "ecocompatibile" ed "ecosostenibile", ma soprattutto con il "pensare al futuro delle prossime generazioni"

Leggendo queste dichiarazioni grossolane sorge forse un dubbio: l'utilizzo di queste terminologie diciamo cosi "poco ortodosse" che sia forse da addebitare agli uffici marketing, notoriamente "meno tecnici" dei colleghi della produzione? Se la cosa fosse anche vera, non sarebbe comunque una buona giustificazione. La comunicazione, infatti, sta diventando e diventerà sempre più tecnica, sempre più corredata da "numeri", che devono essere dimostrati e comunicati correttamente al mercato.

Produttore di pannelli in legno
Sempre sulla rivista di cui sopra, un'azienda leader mondiale nella produzione di pannelli scrive: "i nuovi pannelli CE per l'edilizia sostenibile", anche in questo caso senza preoccuparsi di specificare: 1. che il CE è notoriamente una marcatura di "sicurezza" e non di certo una Certificazione "green"; 2. cosa s'intenda con il termine "edilizia sostenibile". Forse che il pannello in questione è certificato FSC® e/o PEFC®? O CQA®? Purtroppo non è dato saperlo.

Produttore di calce
L'Azienda in questione scrive nel proprio opuscolo di presentazione della propria linea di prodotti "ecologici": "da anni ... abbiamo avviato un progetto di attenzione primaria verso la sicurezza dei prodotti e la valorizzazione delle loro origini naturali. Abbiamo elaborato formule con competenza tecnica ed esperienza, in un'ottica di problem solving e di conformità alle norme nazionali ed europee." Ma quali sarebbero queste norme nazionali ed europee?

L'opuscolo così continua: "nasce la nuova linea bio, dedicata sia alle nuove costruzioni sia al ripristino degli edifici storici. Prodotti ecocompatibili ed innovativi, che offrono notevoli vantaggi: migliorano la qualità dell'aria indoor, limitano le patologie dette "sindrome da edificio malato", evitano la diffusione di muffe e batteri, garantiscono la salute negli ambienti di vita e lavoro nonché una stabile tenuta nel tempo di ogni opera realizzata". Anche in questo caso semplici autodichiarazioni, non suffragate da nessun "bollino di qualità" sul prodotto riconosciuto dal mercato.

Produttore di calcestruzzo
Un'altra azienda leader mondiale nella produzione di calcestruzzo presenta una gamma di prodotti "sostenibili" in quanto, a suo dire, sono riciclati. L'azienda scrive: "il perseguimento dello sviluppo sostenibile dipende dalla capacità di garantire un'interconnessione completa tra economia, società e ambiente...". Originale questo pensiero, ma cosa vuol dire? Si allega forse qualche Certificato per suffragare questi concetti? Certo che no: viene citata solo la conformità alla norma EN 12620:2008, relativa alla marcatura CE del prodotto in questione, non di certo ad una sua presunta "sostenibilità" ambientale.

Rete d'Imprese
Una rete d'imprese, organizzatasi in previsione dell'Expo 2015, nasce per "rispondere all'invito alla sostenibilità espresso nelle linee guida di EXPO 2015". Le proposte di questo gruppo permettono, addirittura, di "ridurre le emissioni di Co2 del 30%". Ma in che modo? "Per ogni servizio fornito (es. illuminazione, pavimentazione, verde, arredo urbano, ecc.) con l'aiuto di un Ente scientifico specializzato nella metodologia del Life Cycle Asssment (LCA), ..., vengono calcolate le emissioni di Co2 generate e vengono compensate attraverso il progetto...", contribuendo alla creazione e alla tutela di foreste in crescita in Italia e nel mondo".
Da quale calcolo risulti questo 30% non è dato saperlo, così come quale sia questo "Ente scientifico" e come si spiega l'intercorrelazione tra LCA, Co2 e foreste.

Potremmo continuare ancora con decine di casi di questo genere. Insomma, che fare?

Per evitare d'incorrere nel rischio "greenwashing" sopra descritto, rischiando altresì di perdere credibilità sul mercato, non resta che affidarsi ad addetti ai lavori, specialisti in materia, come greenTop e QualityNet.

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Alessandro Copelli Alessandro Copelli dopo un'esperienza commerciale ultradecennale con Organismi di Controllo prestigiosi quali CATAS,CSI e DEKRA, nel 2009 fonda QualityNet srl, societa' di servizi nata nel 2009 a Mestrino (PD) per offrire in primis consulenza specialistica ad aziende orientate all'export, per aiutarle ad ottenere compliances di processo e/o prodotto richieste dai mercati internazionali. Lo staff, composto da 21 tecnici professionisti, ha gia' accompagnato oltre 400 aziende in percorsi di certificazione, dal settore edile a quello agroalimentare.